Cala il silenzio sulla più brutta campagna elettorale che si ricordi nella storia di tutte le campagne elettorali, cala quel silenzio che dovrebbe portare alla riflessione dell’elettore. Il sabato che precede le elezioni cala un silenzio sulla politica urlata in tv e sbattuta sui giornali, ma che non si esaurisce in quel silenzio: continua nel porta a porta dei candidati che dura quasi fino all’ultimo momento. Mentre, nascosti dall’oscurità, i candidati, in cerca degli ultimi voti, girano nelle case di amici, amici di amici, conoscenti, la notte prima è bello osservare gli attacchini che fanno a gara,nell’ultimo minuto utile, a sovrapporre la faccia del loro candidato a quello precedente . Nel giorno dopo la polemica suscitata dalla lista degli impresentabili stilata dalla commissione parlamentare Antimafia, la discussione sembra troncata, non si è dato il tempo ai candidati, ai partiti, alle liste coinvolte, di controbattere alle accuse. C’è chi dice sia stato fatto apposta a presentare la lista il giorno prima del black out elettorale e accusa Rosy Bindi di aver voluto vendicarsi di Renzi. Quel nome, De Luca, pesa come un macigno sul Pd e sul premier Renzi che nei giorni scorsi aveva garantito che le liste presentate dal partito erano pulite. C’è chi, come Marco Di Lello, membro della stessa commissione elettorale, mette in discussione il metodo utilizzato per compilare quella lista. Mentre lo stesso De Luca, promette battaglia e l’intenzione di querelare Rosy Bindi. Con tutta questa carne a cuocere, considerando che nei mesi di campagna elettorale l’argomento programmi non è stato proprio sfiorato e considerando che internet e i social non sono controllabili, ci si chiede: il silenzio elettorale ha un senso?
Davvero l’elettore campano, che in questa campagna elettorale difficile non ha capito niente, se non che nelle liste collegate a Caldoro e a De Luca e lo stesso De Luca, ci sono persone eleggibili si ma non presentabili? Ha le idee chiare e può sfruttare il silenzio di oggi per andare a votare domani in tutta tranquillità?
Nel giorno del silenzio, la politica diventa strisciante, la parola non l’ha ancora l’elettore, se ne parla, ma chi ha le idee chiare su chi votare non si lascia influenzare e chi non le ha probabilmente entrerà nel seggio lo stesso con quella sensazione di non sapere se farà bene. Per il resto, la politica ha uno strumento in più, incontrollabile: Internet che certo non chiude per elezioni.
E forse è proprio internet a rendere gli elettori consapevoli, prima c’era un abisso tra candidato ed elettore, oggi chiunque può avvicinare quasi tutti e il rammarico di questa campagna elettorale, forse è proprio il fatto che tale strumento non sia stato usato da molti in maniera giusta, ma solo per fare una campagna elettorale al veleno tra accuse a cacce al mostro impresentabile.
Probabilmente se ci fosse stato un controllo maggiore sulle liste si sarebbe parlato di più di programmi, in un momento cruciale per la Campania, si sarebbe fatta una campagna meno demagogica, tra idee reali sul futuro da ipotizzare per la Regione e non questa campagna di veleni, che ha coinvolto non solo i candidati, ma anche i giornalisti.
Ci sono state le eccezioni, chi ha pensato alla sua campagna elettorale ai suoi programmi, ma onestamente ci si aspettava di più. E così come al solito invece di guardare alle idee si è guardato al lerciume delle altre liste, mentre i giorni di campagna elettorale si esaurivano in polemiche che comunque non hanno cambiato la realtà. La commissione Antimafia ha individuato 17 impresentabili, ma nei giorni scorsi i giornali e gli stessi esponenti di altre liste elettorali ne avevano individuati molti di più. Bisogna dire che la commissione li ha individuati in base a un codice etico che i politici si sono dati nel 2014 proprio per evitare di trovarsi in questa situazione e che alla luce della denuncia della Bindi ha fallito miseramente il suo intento. E così, invece del giorno della riflessione, per chi non ha le idee chiare, oggi è il giorno della confusione, di un’accusa lanciata ma che è lì reale, sospesa.
Una sola cosa è certa: è brutta una campagna elettorale alla fine della quale l’elettore è chiamato a votare scartando i candidati in base all’impresentabilità (ma chissà quanti li voteranno lo stesso) e non in base ai programmi.