Parte da Matera la proposta di riforma sanitaria della medicina territoriale e dei distretti delle Asl e dell’assistenza di prossimità già inserita negli obiettivi prioritari del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Nel capoluogo lucano, capitale italiana della cultura del 2019, sono confluiti i rappresentanti della Sanità di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, allargando il raggio anche ad alcune regioni del centro nord invitate (come Emilia Romagna e Lazio). Obiettivo? Un laboratorio per una nuova sanità distrettuale che faccia del Mezzogiorno il protagonista di un percorso di rinnovamento per recuperare il divario tra nord e sud partendo dall’impatto atteso del del Pnrr sull’evoluzione del sistema sanitario italiano.

La consegna della Carta di Matera è prevista per oggi

Per oggi, al termine dei lavori, è prevista la consegna del documento definitivo la “Carta di Matera per una nuova sanità distrettuale” al Ministro della Salute Roberto Speranza e ai discenti con la lettura della relazione conclusiva da parte di Antonella Guida, direttore del distretto sanitario di Caserta e responsabile del Settore Sanità del Centro studi Regione Mezzogiorno, Regione Mediterranea Eumed, sodalizio culturale che insieme all’Associazione italiana cure domiciliari promuove l’appuntamento materano.

Nei gruppi di lavoro e nelle tavole rotonde sono intervenuti medici, direttori generali, amministratori pubblici, presidenti degli Ordini dei medici, operatori della medicina territoriale e dei distretti Asl, docenti universitari, rappresentanti delle professioni sanitarie non mediche, esperti di management, esponenti del terzo settore di tutte le regioni coinvolte. Un lavoro teso a rifinire un documento già discusso ed elaborato, illustrato nei mesi scorsi alla Commissione Bilancio della Camera, e che mira a valorizzare quanto già contenuto nella bozza del piano di riparto alle Regioni dei Fondi del Recovery Fund.

“Ad oltre 20 anni di distanza dalla riforma 229 del 1999 – spiega Antonella Guida – sono ormai ben evidenti gli aspetti positivi e negativi di quella legge che ha innovato il nostro Servizio sanitario nazionale ed è ora il momento di tracciare un punto sulla sanità distrettuale rispetto a ciò che deve essere modificato, se non eliminato, e ciò che invece va affrontato senza preconcetti e in forma laica. A tale compito se ne aggiunge un altro, ancora più impegnativo e di grande responsabilità: contestualizzare tutti gli aspetti appena accennati nell’ambito della sanità del Mezzogiorno che deve recuperare particolari ritardi rispetto alle regioni del centro e del Nord Italia”. “Ciò – conclude Guida – non deve porci in una condizione di sudditanza psicologica ma spronarci a identificare i nodi da sciogliere per assicurare salute ai nostri concittadini sia per quanto attiene l’organizzazione sia per la disponibilità di risorse economiche e tecnologiche e sia per l’arruolamento del personale. Ci occuperemo di definire le funzioni del nuovo distretto sanitario che ha la responsabilità legale nell’assicurare i servizi per la Salute dei cittadini italiani e del Mezzogiorno, laddove oggi il distretto è la “Cenerentola” dalla sanità ospedaliera”. Fari puntati dunque sulla struttura organizzativa del distretto, la medicina generale e la specialistica ambulatoriale, la cure domiciliari, il potenziamento delle attività ambulatoriali e i poli specialistici, l’integrazione con il privato accreditato, la telemedicina e la sburocratizzzione per un malato sempre più al centro del progetto affinché i pazienti cronici siano curati preferibilmente a casa propria con un ventaglio di possibilità di assistenza alternative all’ospedale.