Nel panorama delle opere pubbliche italiane, scrive il Sole 24 ore, la Diga sull’Esaro rappresenta uno dei casi più emblematici di progetti ambiziosi lasciati incompiuti. Avviata nel 1979 come parte di un più ampio disegno di sviluppo per il Mezzogiorno, questa struttura doveva simboleggiare un’epoca di rinascita per la regione, promettendo di rivoluzionare l’accesso all’acqua per irrigazione e consumo umano nella Piana di Sibari e oltre.
Con una stima iniziale di 120 milioni di metri cubi di capacità di invaso e la possibilità di produrre fino a 30 Gw di energia, il costo previsto era di circa 71,270 milioni di lire, equivalenti a circa 36,8 milioni di euro. Tuttavia, il progetto ha incontrato ostacoli insormontabili, facendo lievitare i costi a circa 65 milioni di euro senza che la diga raggiungesse la sua completamento.
Posizionata a Cameli, nella provincia di Cosenza, l’area della diga oggi ricorda più un sito minerario abbandonato che un cantiere idrico. Strutture arrugginite e vandalizzate segnano il paesaggio, testimonianza silenziosa di un inizio promettente e di un progresso interrotto. I lavori, effettivamente iniziati nel 1986, hanno subito uno stop brusco nel 1987 a causa di una frana che ha messo in luce gravi carenze nella fase di progettazione.
Le responsabilità del progetto passarono dalla Cassa per il Mezzogiorno, ora defunta, al Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e Media Valle del Crati, e infine al grande Consorzio di bonifica regionale, ma senza un’esito positivo. Le ambizioni si sono scontrate con la realtà di perizie contrastanti, indagini giudiziarie e una cascata di finanziamenti revisionati che hanno portato a un continuo rimandare senza mai approdare a una conclusione.
Nonostante gli investimenti aggiuntivi, inclusi più di 30 milioni di euro spesi dalla Società risorse idriche calabresi (Sorical) per opere di consolidamento e sicurezza, la diga resta un gigante addormentato. Questa grande incompiuta non solo rappresenta un fallimento nella gestione delle risorse pubbliche, ma anche una perdita di potenziale economico e ambientale per la regione calabrese.
L’esperienza della Diga sull’Esaro serve come monito per la gestione dei grandi progetti infrastrutturali: l’importanza della pianificazione accurata, del monitoraggio costante e della trasparenza nelle decisioni. Mentre la diga continua a rimanere un sogno irrealizzato, la lezione che lascia è chiara: per realizzare grandi visioni, è necessario un impegno concreto e sostenuto che vada oltre le promesse e affronti le sfide con determinazione e competenza.