…Ha detto bene il premier Matteo Renzi: l’Europa non finisce con la Brexit.
Ma il messaggio politico di continuità che i tre leader di Francia, Germania e Italia hanno provato ad offrire al vertice di Ventotene fatica a tradursi in un progetto europeo capace di mettere insieme – sempre per usare le espressioni del premier italiano – concretezza e sogno.
Fissati gli obiettivi comuni, gli interessi nazionali … resistono, in particolare quando si parla di economia.
… E così… intorno alla tomba di Spinelli, sono scomparsi i padri costituenti dell’Europa del futuro. Sono rimasti invece i leader politici dei due grandi paesi europei che nel secondo trimestre 2016 hanno fatto registrare una crescita zero con deficit e debiti pubblici non in linea con le regole europee.
E che ora si trovano alle prese con la cancelliera di un paese che cresce da anni senza infrangere il dogma auto-imposto di un persistente equilibrio nei conti pubblici.
In definitiva, la flessibilità consentita dalle regole europee … potrà subire uno sforamento … in tre casi.
Il primo è … il possibile scorporo di voci di spesa e investimenti pubblici dal computo del deficit. Un’estensione del finora impalpabile piano Juncker a nuove aree di applicazione (all’Italia preme la cultura, alla Francia l’Erasmus esteso agli apprendisti; a tutti – pare – la digitalizzazione).
La seconda ragione di flessibilità è quella che potrebbe derivare da un ulteriore peggioramento della congiuntura nella seconda metà dell’anno.
Infine … come terza ragione … la prosecuzione – qualsiasi sia l’esito del referendum costituzionale del prossimo autunno – nell’attuazione delle riforme.
L’Italia di Renzi può schierare riforme fatte (quella costituzionale, il Jobs Act e la cosiddetta “Buona scuola”), da completare (quelle su pubblica amministrazione e sulla giustizia civile) e ancora da fare (quella sulla tassazione dei redditi familiari e sul riordino del sistema delle detrazioni e deduzioni).
Tutti provvedimenti potenzialmente buoni per l’Europa e volti a modernizzare un’economia ingessata da troppo tempo. Quelli attuati hanno però finora fallito l’obiettivo ultimo: quello di ravvivare l’eternamente anemica crescita dell’economia italiana.