… Proviamo a fare quello che il giovane ex-e-forse-bis-premier fa di malavoglia, cioè cercare le risposte nella storia e nell’immaginario collettivo popolare. Per esempio in un proverbio borbonico: «Chacchiere e tabbacchere e legno, ‘o Banch’ e Napulenun l’impegna». Cioè: chiacchiere e tabacchiere di legno, il Banco di Napoli non le accetta in pegno. Chiaro?
Per i meridionali, chi scrive lo è, il potere è sempre «altro da noi», anche quando lo eleggiamo. Non ci incanta. E siamo, in particolare, vaccinati contro il premier due anni di indifferenza, poi troppi impegni capipopolo, anche Mussolini se ne accorse. E venne a patti con la camorra…
Renzi ha fatto e fatto fare qualsiasi promessa al Sud, per procurarsene il consenso dopo aver visto i sondaggi. Ma le promesse di scambio tra il «sì» e i vantaggi del dopo non sono state prese sul serio….
E infine: a Renzi manca totalmente l’autoironia. Ironia e anche sarcasmo sugli altri, ne fa a iosa. Su se stesso mai. E se un pregio abbiamo, noi meridionali, è quello dell’autoironia. Ah, se Renzi avesse studiato quel concentrato di meridionalità che è l’episodio della pernacchia nell’Oro di Napoli di De Sica!
SERGIO LUCIANO
“Dietro il no del Sud a Renzi gli anticorpi contro le promesse”
Italia Oggi, 9 dicembre 2016, p. 2