Patto del Nazareno? Mai più. Mai più surrogati di larghe intese o di grande coalizione alla tedesca. Il risultato dei recenti ballottaggi e gli ultimi sondaggi pongono sul capo di Matteo Renzi scurissime nubi. La novità è che il premier che vento in poppa aveva portato per la prima volta il centro sinistra al 40%, non sfugge al fenomeno di accelerazione che ha investito, da alcuni anni a questa parte, la politica italiana. L’elettorato tradizionale ha perduto tutto della fedeltà cristallizzata attorno alle ideologie, ormai in soffitta. E Matteo Renzi? Nel giro si un anno sembra aver smarrito lui pure e la bussola e il sestante.
Diamo per buona questa narrazione: la luna di miele di Renzi è finita. Se è vero, che cosa può fare il segretario del Pd e presidente del Consiglio? Senza un Denis Verdini a tenere banco, la destra italiana si compatta attorno all’asse Berlusconi-Salvini. Con quest’ultimo che però ribalta i rapporti di forza nel condominio. La destra d’ora in poi sarà sempre più destra centro e meno centro destra. Sempre più a trazione leghista. Ma stavolta nelle viscere non c’è il federalismo (ormai espulso dal lessico familiare del Carroccio) e nemmeno la “secessione”. La Lega 2.0 ha ragione di esistere nel punto di saldatura con la destra europea xenofoba e razzista, di matrice lepeniana. In aggancio alla “voglia di muro” che si manifesta ad Est, in Ungheria.
Qual è la lezione per Renzi, se la sa capire, e se la sa accettare?
Se vuole durare fino al 2018, Renzi ha una sola risorsa, una sola carta da giocare: il Sud. Con il Nord che vira decisamente a destra, e un centro che più di quello non gli può dare in dote, a Renzi non resta che il Mezzogiorno come risorsa.
Per due motivi cruciali:
- E’ dal Sud che può venire un importante contributo alla crescita del Pil italiano. Ma in questa direzione non si va se non si decide di metterci idee chiare e soldi. La ricetta è semplice da capire, meno da fare:
- Programmi di rigenerazione urbana a partire da Napoli, per dare una spinta alla crisi del settore costruzioni.
- Trasformare il Mezzogiorno in una piattaforma logistica euromediterranea, profittando del raddoppio del Canale di Suez;
- Trasformare il Mezzogiorno in un mega distretto turistico.
C’è poi la motivazione che sta in capo a tutto ciò. Ed è tutta politica. Nasce dalla considerazione che il voto del 31 maggio ha compattato l’intero Mezzogiorno, saldando la Campania alla Puglia, in uno scenario uniforme e dal punto di vista del dolore politico: tutti i governatori del sud sono oggi di centro sinistra.
E’ al Sud che dovrebbe guardare. Qui si aprono praterie, se il governo comincia a rapportarsi ai territori in maniera strutturata: un pacchetto di proposte in direzione della triade “riqualificazione urbana-logistica-turismo”.
Se questo non dovesse avvenire nel breve periodo, il futuro di Renzi rischia di compliarsi. Se avrà lasciato 20 milioni di italiani in balia di se stessi alla fine del suo mandato, milioni di elettori del Sud saranno spinti alla scelta di una triste alternativa tra voto di protesta e non voto.