di Massimo Calise
Nel giro di pochi giorni Rosaria Capacchione e Roberto Saviano hanno espresso sfiducia e scoramento nei confronti della politica, ovviamente, in modi e da posizioni diverse.
Occorre sottolineare che ci troviamo di fronte a due personaggi da considerare “resistenti” giacché la sfiducia nella politica è dimostrata, da tempo e ampiamente, dai tanti cittadini che si astengono dal votare. Ricordo, a titolo di esempio, che solo nelle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna (novembre 2014) hanno votato meno del 40% degli aventi diritto.
Impressiona sapere che anche loro hanno ceduto, speriamo momentaneamente, allo sconforto.
La senatrice Capacchione ha ritenuto il caso Stefano Graziano, presidente regionale del PD in Campania, la goccia che ha fatto traboccare il vaso; ha espresso l’intenzione di non ricandidarsi rilasciando, tra l’altro, una dichiarazione significativa: “Matteo Renzi ascolta solo chi è portatore di grossi pacchetti di voti”.
Roberto Saviano in una recente intervista a Sky Tg24 ha dichiarato “non ho alcuna speranza verso le istituzioni, non ho alcuna speranza verso la politica, non ho alcuna speranza verso i media”.
Significative sono le dichiarazioni di Antonio Bassolino rilasciate a Conchita Sannino (La Repubblica del 28 aprile 2016) perché fatte da un politico navigato che ha saputo anteporre il bene del partito alle sue personali aspirazioni. Bassolino dichiara: “Io credo che al di là del clamore che dura un giorno, o delle strumentalizzazioni in campo, noi dobbiamo avvertire un serio allarme: politico e democratico. E credo che a Matteo Renzi debba essere chiara una cosa: questa sarà la sua sfida nei prossimi tempi. La grande opera di rinnovamento e pulizia del Pd. Perciò mi rivolgo a lui, deve metterci mano “. Parla di un problema nazionale ben sapendo che in Campania si è manifestato, da tempo, con acuta gravità.
Si pongono alcuni interrogativi, c’è una questione morale. Essa riguarda solo la Campania?
Coinvolge solo il PD? Credo che ad entrambe le domande si debba rispondere: no. Ma, riguardo la prima, dobbiamo ammetter che in Campania l’infiltrazione camorristica è purtroppo una realtà che, se non si interviene, è destinata ad aggravarsi. Il malaffare diffuso fa danni più profondi dei pur frequenti casi d’illegalità; la situazione dei circoli ne è una prova evidente e, volutamente, ignorata.
Per quanto concerne la seconda domanda; sarebbe sbagliato credere che solo il PD abbia un problema di legalità, significherebbe sottovalutare pericolosamente il fenomeno.
Esiste per tutti un problema di selezione della classe dirigente; e se le primarie, mal gestite, hanno deluso, la soluzione non potrà essere qualche decina di preferenze raccolte in rete.
Sembra che, dopo la scomparsa delle ideologie che non rimpiangiamo, stiano evaporando anche i valori; la politica ridotta a mera tecnicalità. Insomma il potere per il potere, il giusto sostituito dall’elettoralmente profittevole. Il timore di ottenere, per citare Grillo, percentuali di voti da prefisso telefonico fa accantonare qualsiasi altra considerazione. La soluzione? Non ne esiste una, forse, per cominciare occorrerebbe instaurare la democrazia nei partiti ricordando le parole di Norberto Bobbio: “la democrazia è il potere del pubblico in pubblico”.