Un servizio tv dimostra come è possibile assumere il pieno controllo di un telefonino altrui, avvalendosi di software reperibili in rete. Ma “senza consenso dell’interessato è reato”.
Si chiama “nomofobia”, e deriva da “no-mobile”, un vero e proprio “stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare”, di cui sembra soffrire un crescente numero di italiani, a tal punto che il termine è stato inserito nel vocabolario Zingarelli 2015 come nuovo lemma. All’ansia di rimanere disconnessi di tutti coloro che considerano il proprio cellulare un compagno inseparabile, adesso si aggiunge anche il terrore di poter essere controllati e spiati attraverso il proprio smartphone in ogni singola attività quotidiana.
A documentarlo, è stato un servizio televisivo della trasmissione Le Iene, condotto da Matteo Viviani con l’aiuto di due esperti di sicurezza informatica, che hanno dimostrato come ogni smartphone sia facilmente infettabile da programmi creati ad arte per spiare in tutto e per tutto la vita di chi lo utilizza.
Anche se questi moderni software permettono di assumere il pieno controllo di un telefonino ad insaputa del proprietario, scattando anche fotografie dalla microcamera del dispositivo ogni volta che il display del dispositivo viene sbloccato, e registrando perfino le conversazioni ambientali, ciò non significa che farlo sia lecito, come spiega Angelo Jannone, ex ufficiale dei Carabinieri, noto per essere stato insieme aGiovanni Falcone autore delle indagini sul patrimonio di Totò Riina, e oggi consulente e docente universitario:
“Registrare occultamente una conversazione altrui senza il consenso dell’interessato, è ammesso solo limitatamente a casi eccezionali, come quando occorra procurarsi delle prove per far valere un diritto in giudizio, ad esempio per provare una richiesta estorsiva o una molestia sessuale – spiega Jannone, che al Privacy Day Forum 2015 tratterà proprio queste tematiche – ma anche in questi casi è necessario che chi registra sia parte della conversazione, altrimenti costituisce un intercettazione illegale sanzionata dal codice penale. E comunque fuori dalla prima ipotesi, registrare conversazioni telefoniche in modo fraudolento senza consenso configura un trattamento illecito di dati sanzionato dall’art.167 del Codice della Privacy con la reclusione fino a 3 anni.”
“Un malintenzionato, ma anche un partner geloso o un concorrente sleale, possono assumere il controllo del nostro smartphone inviandoci un finto sms, che una volta aperto attiverà il programma spia rendendoci soggetti ad essere spiati in tutte le attività che svolgiamo con il telefonino, comprese chat con WhatsApp, telefonate, sms, navigazione internet, e fornendo inconsapevolmente ogni carattere che digitiamo sul dispositivo, compresi i dati della carta di credito utilizzata per un acquisto online, o le password dei propri profili sui social network – Spiega Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy – Ormai uno smartphone è un computer in miniatura, e come tale deve essere protetto scaricando regolarmente gli aggiornamenti della casa madre, dotandolo di un efficace antivirus, adottando una password sicura per l’accesso, e prestando molta attenzione a sms ed email che vi riceviamo, anche se sembrano pervenire da mittenti a noi noti, consapevoli che non si può eliminare del tutto il rischio di essere infettati.”
Registrazioni fraudolente e sicurezza digitale saranno quindi tra le tematiche di maggiore attualità al centro dell’attenzione al quinto Privacy Day Forum, che si svolgerà a Roma il 21 ottobre.