Non per fare polemica, ma dovrebbe essere chiaro anche ai meno avveduti! Questa Regione continua ad essere vista e pensata come un corpo separato laddove un immaginario spartiacque ne definisce i connotati a due velocità.
Proprio in queste ore, fiumi d’inchiostro, ci ricordano i prossimi milionari investimenti che saranno destinati al porto di Gioia, una nuova Aerostazione a Lamezia e la nuova linea AV vallivo-tirrenica.
Di contro sullo Jonio festeggiamo qualche studio di fattibilità, la tinteggiatura di improbabili stazioni ferroviarie, nuovi servizi d’illuminazione per banchine ai porti e urla di giubilo nell’intestazione multipla di progettualità, ad oggi, vacue.
Il dato di fatto, inconfutabile, è che l’unica opera in essere sull’area di levante è rappresentata dal Terzo Megalotto. Trentotto miseri km che senza un’adeguata pianificazione, completa ed organica, a Sud di Sibari, saranno l’ennesima vittoria del centralismo che avrà, anche stavolta, connesso il versante adriatico con la dorsale tirrenica
Relativamente ai collegamenti ferroviari, si pianifica un doppio binario con velocizzazione AVR da Taranto a Metaponto, per poi far convergere i flussi verso Salerno, via Potenza-Battipaglia, ma non si investe un solo euro da Metaponto verso Sibari.
Nel frattempo si pensa ad un deviatorio che da Corigliano-Rossano (la famosa variante di Thurio) instradi i treni provenienti da Crotone verso la prevista stazione di Tarsia sulla nuova AV. Anche qui fioccano note e comunicati che preferiscono parlare di “lunetta di Sibari”, pensando, forse, che le due proposte progettualità siano sovrapponibili.
Sacal pianifica investimenti per 50milioni di euro sulla nuova Aerostazione a Lamezia e 25milioni per il Tito Minniti, ma stringe sostanzialmente le braccia sullo scalo Pitagorico.
Si susseguono proclami che inneggiano alla riapertura random di qualche presidio ospedaliero jonico dismesso, ma si glissa su una visuale della sanità comprensoriale che sia ossequiosa nei riguardi del territorio jonico, rivierasco e pedemontano, e non ragioni invece con la solita dinamica del contentino a mo’di piatto di lenticchie.
Si paventa la possibile apertura dei cosiddetti uffici di prossimità giudiziaria, pertanto, una città da 80mila abitanti e relativo Circondario, avrà il suo ufficetto, mentre nuclei di poco più, o poco meno, di 20mila abitanti, e Fori artatamente disegnati dalle deviate matite centraliste, si ritrovano un Presidio di Giustizia.
Infine il Consiglio dei Ministri delibera per la Pedemontana Lombarda, per il Mose, ma per la Jonica neppure il becco d’un quattrino. Tutto ciò nonostante a Chi aveva avuto modo di dire che con il mancato utilizzo dei fondi Recovery avremmo perso una grande opportunità per finanziare l’ammodernamento della Statale 106 è stato risposto che “la strada della morte” sarebbe stata finanziata con i fondi dello Stato.
Ci chiediamo, con tali presupposti, quale possa essere la previsione di prospettiva per l’area Sibarita e Crotoniate, ad oggi terra completamente alla deriva, quasi da paragonarla più ad un isola che alla naturale cerniera di congiunzione tra i flussi adriatici e tirrenici, quindi piattaforma naturale sul Mediterraneo.
Eppure l’ultimo rapporto Svimez ha rappresentato in maniera plastica la triste sorte a cui 30 Comunità lungo l’Arco Jonico (e sono meno di 70) saranno destinate: paesi fantasma entro il 2050. Del resto perché biasimare i giovani che scappano via da una terra a cui è stato negato il diritto alla mobilità, alla sanità, alla giustizia, al lavoro e che ancora tergiversa inscenando balletti della quaglia, giocando alla guerra del campanile e perdendo di vista la visione più ampia.
È lecito quindi rivolgere una domanda alle Popolazioni ed agli Amministratori, Sibariti e Crotoniati: abbiamo intenzione di svegliarci dal torpore in cui siamo caduti e provare a rialzare la testa cercando di comprendere, una volta per tutte, che ci stanno togliendo finanche la dignità, oppure vogliamo continuare a tenere la testa sotto la sabbia illudendoci che tutto vada a gonfie vele, ingannando noi stessi, ma soprattutto le future generazioni?
Domenico Mazza — Fabio Pugliese
Comitato Magna Graecia