Chi non ha mai sognato di calcare le tavole di un teatro? Chi, dopo averlo fatto, anche soltanto una volta, non viene colto dal rimpianto di quello che in gergo viene definito “l’odore della polvere del palcoscenico? Pochi, penso. Il Cinema, per carità: nessuno lo tocchi, ma le opere teatrali sono cosa a parte e tanto più ti innamorano quando si vede all’opera la compagnia teatrale de “Il segno”. L’amore per la musica (poiché di un musical si tratta), per le belle storie raccontate in una versione nuova e moderna, cantate in italiano, laddove, per anni, sono state condotte in giro per i teatri di Broadway e di Parigi, non può che lasciarci senza fiato, con le mani strette ai braccioli della poltrona, laddove lo ritrovi in questa rivisitazione de “I Miserabili”, versione per la prima volta completamente riscritta in italiano, del capolavoro musicale di Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg,
” Les Misérables”.
Tratto dall’ omonimo libro di V. Hugo, “I Miserabili”, come chiarisce il regista, Gennaro Boiano: ”è uno spaccato della società parigina di metà Ottocento in cui spicca una
storia, anzi, tante storie”- per cui il sottotitolo di “Tante storie, la tua storia” appare funzionale.
Storie raccontate in un buio sospeso, illuminato dai cose accadute e che debbono accadere, laddove gli interpreti sembrano dimenticare se stessi per divenire davvero i personaggi di una realtà che viene vissuta ogni volta, ripetuta ogni volta e sempre allo stesso modo incerta, tra la narrazione di un fatto mai accaduto e la verità di sofferenze, dedizione, amore, paura, tormento, che rivive ogni volta di nuovo. Jean Valjean si converte di nuovo, nell’ incontro con mons. Myriel, vescovo di Digne, dimenticando quel se stesso divenuto un forzato dei bagni di Tolone a seguito del furto di un tozzo di pane e l’attore Mario Renato dimentica se stesso per divenire proprio l’interprete di quello spettacolo, assieme a:Fantine: Miriam Somma, Thenardier: Tonino Paola,, Mme Thenardier: Celeste Raimo, Eponine: Tiziana Acanfora, Cosette: Chiara Imperato, Enjolras: Damiano D’Angiolo e Marius: Adriano Criscuolo,
i quali permettono, con le voci, le tonalità, i gesti, gli sguardi che si lanciano, il dipanarsi delle storie di quelle vite che, entrando in contatto con l‘esistenza del protagonista non saranno più le stesse, in negativo o in positivo.
La realizzazione di questa opera teatrale è costato al gruppo de“Il segno”, oltre una anno di lavoro. Lo ricorda il regista Gennaro Boiano:-“Uno spettacolo complesso, che nasce da una grande passione dei contenuti, con la volontà di realizzare qualcosa di bello, anche con l’intento di offrire al pubblico valori autentici”-
Ricordiamo la scheda tecnica:
Adattamento Testi e Regia: Gennaro Boiano, Musiche composte: Claude Michel Schönberg, Arrangiamenti e orchestrazioni: Luigi Di Guida
Coro: Laus Deo, Preparatore cantanti: Marianna Russo e Carmelo D’ Esposito
Maestro del coro: Marianna Russo, Direzione Tecnica, Scene e Disegno Luci-Audio: Antonio Mirone. Lo stesso gruppo teatrale asserisce dell’opera realizzata: “Si potrebbe dire, in effetti, che non è stata la nostra compagnia teatrale a realizzare il
progetto de “I Miserabili”, ma che il contenuto de “I Miserabili” ha costituito nella
compagnia “Il Segno” un gruppo di persone che credono nei valori cristiani, allo stesso modo in cui un figlio fa di unadonna, per il fatto stesso che è nato, una madre.”-
“I Miserabili” è in coproduzione con il Teatro delle Rose, che sostiene la compagnia Il
Segno con la sua partnership e soprattutto ne condivide gli ideali
artistici e cristiani, seguendone gli sviluppi e persino realizzando lavori interni di
adattamento, come ad esempio il ripristino dopo vent’anni della buca dell’orchestra per ospitare il coro, appositamente per questo spettacolo. Che dire? E’ forse venuto il tempo in cui, pur nel rispetto delle religioni differenti, si dia fiato alla nostra, che tende a rendere gli uomini “uguali e umani”, proteggendola anche come fatto culturale, oltre che di fede, per non correre il rischio di vedersi, un giorno, costretti a sottostare a valori culturali differenti e non condivisi. Appare davvero giusto che anche attraverso la musica, lo spettacolo e l’operato di una compagnia teatrale si trasmettano i nostri valori umanitari a un pubblico, il più ampio possibile. Usando il teatro e la musica come mezzi privilegiati per esporli, ottenendo il massimo rendimento attraverso la capacità che hanno gli artisti di comunicare con
l’ interiorità su un piano non immediatamente esplicito, le convinzioni umane e potremmo dire anche religiose che la storia de “I Miserabili”, scritta da Victor Hugo intendeva trasmettere. Non sembri dunque strano che la compagnia
sia stata fondata da fondata da un sacerdote, don Gennaro Boiano, il quale lavora intensamente sulla qualità artistica, allo scopo di fare sì che il contenuto
sia incanalato verso gli spettatori nel modo più diretto possibile, ritenendo i mezzi
altrettanto importanti quanto i fini.
Ricordiamo in ultimo, ma non per ultimo, che i membri della compagnia e attività di questa non hanno scopo di lucro e in conseguenza chiunque ne condivida
i valori (come chi firma l’articolo), trova giusto farne parte, senza porsi
limiti di sorta, mettendo a disposizione le proprie abilità e il proprio tempo che ci appartengono sempre fino ad un certo punto.