Dominare il fenomeno dell’intelligenza artificiale è meglio che subirla
Imprenditore, fondatore di Protom, professore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Fra i massimi esperti di tecnologie digitali, Fabio De Felice ha accettato di inaugurare la rubrica intitolata “Tre domande a…”, scelta di cui la redazione di www.ilsudonline.it è molto grata.
Professore, il mondo corre veloce verso il digitale. Se è un bene o un male, forse nessuno è in grado di dirlo con assoluta certezza. Ma è impossibile fermare la macchina in corsa, non è così?
Sarebbe una idea piuttosto velleitaria, secondo me. L’evoluzione umana è da sempre tesa verso il cambiamento e ogni scatto in avanti ha comportato spesso il rovesciamento o la soppressione delle certezze acquisite. Il nostro compito di uomini del nostro tempo è, piuttosto, cercare di interpretare con rigore e competenza il mondo che viviamo, senza avere la pretesa di sovrapporre in maniera illuministica i nostri desideri alla realtà. Conta per noi l’analisi, quanto più coerente e razionale possibile. Conta quindi comprendere fino in fondo il passaggio epocale che stimo attraversando.
E qual è a suo parere?
Secondo il filosofo economista statunitense Richard Baldwin, al momento ci troviamo di fronte allo confronto, ma potremmo anche definirlo scontro, tra due modelli economici totalmente diversi. Da una parte c’è il modello che si basa sulla infinita e indefinita sovrabbondanza di opportunità, quello se vogliamo classico del cow-boy, che vive in spazi senza confini e con risorse senza limiti, spostando in avanti la frontiera del progresso o di quello che reputa tale. Dall’altra parte c’è quello della penuria di opportunità, quello che si basa sulla amministrazione della mancanza. Modello che è, ad esempio, proprio dell’astronauta che naviga nel cosmo muovendosi in spazi angusti e avendo a disposizione pochissime risorse.
Quale fra i due a suo avviso è più consono e confacente ai giorni nostri?
Il primo modello dell’uomo che non aveva necessità di curare la riproduzione delle risorse, data la quantità di cui disponeva, ha fatto il suo tempo. Siamo arrivati ai limiti della disponibilità di risorse naturali. In qualche misura quei limiti li abbiamo anche superati. Ecco perché vedo oggi più appropriato il modello dell’astronauta. E difatti possiamo immaginare la nostra Terra come una gigantesca navicella spaziale. Ne consegue che il genere umano è chiamato a riscrivere completamente le forme del consumo per poter far sì che le risorse siano sufficienti a progredire in questo viaggio verso il futuro. Se dobbiamo puntare, come sembra evidente, su un nuovo modello di economia, è alla diade di sostenibilità e digitale che dobbiamo affidarci. L’obiettivo pertanto trovare l’equilibrio “digi-circolare”, dove il digitale contribuisce al parametro della sostenibilità e la sostenibilità non può far altro che confidare nel digitale per poter raggiungere un nuovo paradigma costruttivo e funzionale in cui vivere.