Due professori dell’Università di Padova (una statistica, Arjuna Tuzzi, e un linguista, Michele Cortelazzo) stanno completando una ricerca che mira a collocare Elena Ferrante nel quadro della narrativa italiana contemporanea a partire dal linguaggio. L’obiettivo è quello di “profilare” Elena Ferrante: capire quali sono gli autori a cui risulta più simile, quali relazioni ha il suo stile con quello delle altre scrittrici, quanto forti sono le connessioni con gli altri autori napoletani. Sullo sfondo c’è, naturalmente, anche il mistero su chi si celi dietro lo pseudonimo “Elena Ferrante”, anche se non è questo il fine prioritario della ricerca. Per raggiungere i loro scopi, i due professori hanno scelto la tecnica del “distant reading”, cioè la metodologia di analizzare i testi (anche quelli letterari) studiando non partitamente i singoli testi, ma interpretando “da lontano” rilevanti quantità di dati provenienti da analisi automatiche di ampi corpora. Hanno poi abbinato a questa metodologia di fondo la classica analisi qualitativa dei fenomeni più rilevanti riscontrati grazie all’analisi automatica. Per far questo, hanno raccolto un corpus di 150 romanzi degli ultimi trent’anni, di 40 autori diversi. Ma la buona ricerca è per sua natura aperta, trasparente, pronta alla discussione, alla collaborazione ed eventualmente alla confutazione. Per questo, i due studiosi padovani hanno donato il loro corpus ai maggiori studiosi stranieri di attribuzione d’autore: studiosi di nazioni diverse (un americano, due polacchi, un francese, un greco, uno svizzero), di provenienze disciplinari diverse (due informatici, un classicista, un traduttologo, un pedagogista, un linguista), che usano metodologie diverse.