L’olio gettato in mare in tempesta ne avrebbe placato le onde cattive, come quello sapientemente dosato nell’acqua e nel sale dalle donne della natia Bagnara Calabra sapeva togliere il malocchio. Così probabilmente credeva Vincenzo Fondacaro, il capitano che il 19 settembre 1880 ha attraversato l’oceano Atlantico da Montevideo, Uruguay, a Las Palmas, in Spagna, con il suo equipaggio composto dai marinai Pietro Troccoli di Marina di Camerota (Salerno) e Orlando Grassoni di Ancona su una barca autocostruita (esperto capitano ufficiale della Marina nella Royal Navy d’Italia) di circa 9m x 2.30mx 1.60m e del peso di 3 tonnellate, chiamata “Leone di Caprera” per onorare Giuseppe Garibaldi.
Il Leone di Caprera e il mito di Garibaldi
Una storia avvincente, una sfida che ancora oggi ha dell’incredibile e che ci racconta l’amore per il mare e per la libertà di questi personaggi dimenticati dai più ai quali invece l’editore Giuseppe Galzerano regala il giusto, doveroso omaggio con la riedizione aggiornata e arricchita del volume . Una avventura raccontata giorno per giorno che descrive tuttavia non solo la sfida all’ignoto di quell’equipaggio ma anche il mito di Garibaldi vissuto tra gli emigrati italiani oltre oceano e il senso di appartenenza alla propria terra abbandonata per necessità più che per scelta. Tra le tante ricerche che arricchiscono questa nuova edizione vi è infatti riportata la corrispondenza sull’emozionante incontro con l’Eroe dei Due Mondi, ma anche foto, xilografie del tempo, uno spartito musicale e una folta rassegna” giornalistica sui giornali italiani ed esteri (americani, inglesi, francesi, ma anche argentini, messicani, polacchi, spagnoli, uruguayani) sulle vicende legate a quella straordinaria impresa.
Da Bagnara Calabra alla Royal Navy
Fondacaro nasce a Bagnara il 3 marzo 1844 in una famiglia modesta, il mare è il suo cortile di casa in quel bellissimo paese di pescatori all’imboccatura dello Stretto di Messina da cui si vede lo Stromboli e, appena dietro, le altre isole Eolie. Da grande quindi non può essere che il mare il suo futuro, la sua vita. Si unisce alla marina mercantile. Il 24 maggio 1876, dopo una carriera durata quindici anni, Fondacaro viene promosso capitano ufficiale della Marina nella Royal Navy. Il suo bizzarro progetto di attraversare l’Oceano nasce in realtà dalla voglia di rivalsa patriottica maturata già qualche anno prima, dopo la battaglia di Lissa del luglio del 1866 quando l’ammiraglio Carlo Pallion viene sconfitto dagli austriaci nell’isolotto di Lissa davanti la costa della Dalmazia nonostante la superiorità numerica e la robustezza delle nuove navi in ferro della marina italiana contro quelle del nemico ancora di legno.
L’ultima traversata
Dopo quella pessima figura la marina italiana precipitò nella considerazione internazionale. Ecco quindi che Fondacaro decide di vendicarne a modo suo l’onore. Con una impresa compiuta da italiani che fosse memorabile. La partenza avviene il 19 settembre 1880 da Montevideo. Il 10 febbraio 1881 raggiunge il Castello di Farro. La traversata dura 112 giorni, l’arrivo a Las Palmas, nell’isola di Tenerife, è trionfale. Di quella straordinaria impresa l’editore Galzerano ritrova nel 1995 il diario di bordo scritto in inglese daFondacaro e lo pubblica ma se ne appassiona talmente che si attiva per ulteriori ricerche: ora la riedizione del volume. Il “Leone di Caprera” si trova oggi nel Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia di Leonardo da Vinci a Milano. Il 30 maggio 1893, con una barca chiamata “Cesare Cantù”, Fondacaro tenta di nuovo di attraversare l’Atlantico, questa volta da Buenos Aires a Chicago. L’equipaggio stavolta viaggio è composto da Vincenzo Galasso, Vincenzo Sciplini e Vincenzo Carrisi. Al loro arrivo a Chicago saranno nuovamente celebrati da eroi. Ma nel tentativo di tornare a Buenos Aires, Fondacaro e il suo equipaggio scompaiono nell’Oceano Atlantico nel 1893.
Dall’America all’Europa, la traversata di Vincenzo Fondacaro
Galzerano Editore pag 520 con foto euro 20
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