Il femminicidio è un delitto di fortissimo allarme sociale. Ha la stessa valenza dirompente di molti altri delitti ritenuti dal codice penale più gravi. Esso incide culturalmente e socialmente. In questi anni, se pur si è intravisto un minimo sforzo da parte della Stato nel combattere il fenomeno, personalmente noto la mancanza di quel tanto in più che dovrebbe compiere il Paese per debellare i delitti di violenza contro le donne. I giornali riportano notizie di donne uccise ogni giorno, eppure il fenomeno ci appare normale. Purtroppo, devo constatare che non c’è una coscienza culturale, sociale e politica su questi fenomeni così aberranti. La donna vittima di violenze si trova quasi sempre sola e isolata.
Sono convinto, per esperienza di ricerca e studio sul campo, che molti dei delitti commessi nel quotidiano restino impuniti. Eppure, a voler vedere anche laddove non si vede sarebbe possibile. Esistono alcuni comportamenti sintomatologici che sono, ad esempio, i maltrattamenti in famiglia e nei contesti lavorativi, le molestie, l’omesso versamento dell’assegno di mantenimento come ricatto economico e come assenza di riconoscimento della figura genitoriale dell’altro, gli insulti sessisti e tanti altri comportamenti di natura oppressiva. Un dato inaccettabile e gravissimo che va denunciato con forza è che quasi l’80% delle vittime di violenza ha denunciato almeno una volta in suo aggressore! Come si fa dunque a uscire da questa oscurità? Credo soltanto acquisendo la consapevolezza della enorme gravità di tali delitti. Occorre vincere l’attuale immobilismo che direttamente o indirettamente ci rende tutti complici di una strage silenziosa ma quotidiana.