di LAURA BERCIOUX
A Visti da Lontano, Gianfranco Gallo, attore di grande talento che tra cinema, teatro e televisione è certamente la prova che “attori si nasce”. Carismatico, istrionico, molto amato dal pubblico e da registi come Piva e Risi, Gianfranco Gallo ha recentemente pubblicato il suo libro “Napoli, da sotto a sopra”.
Gianfranco, a febbraio debutti con il nuovo spettacolo
“Dal 3 al 15 febbraio siamo al Teatro Nino Manfredi di Roma (Ostia) con lo spettacolo “Una comicissima Tragedia” che prende spunto dall’antica farsa di Petito “Francesca da Rimini” che io ho riscritto per una nuova compagnia nella quale recita quasi un’intera famiglia. Oltre a me e Massimiliano mio fratello, ci sono mia figlia Bianca e mio nipote Gianluca Di Gennaro: quattro attori su sei. Lo spettacolo è esilarante e mette a dura prova le mascelle del pubblico che di solito ride ininterrottamente per due tempi interi”.
Un piccolo “affresco” del tuo grande papà, Nunzio Gallo: una voce e un artista indimenticabile
“Come si fa? Impossibile, ci vorrebbe un giornale intero. Dico solo che di artisti come mio padre non dovrebbero perdersi la memoria e l’insegnamento, invece questa città dimentica troppo presto, sia la gente che le istituzioni”.
Qual è il tuo rapporto con Napoli e il Sud?
“Ne sono difensore critico e consapevole. Amo Napoli e il Sud, come odio i loro stereotipi”.
Ricordi belli e positivi di Napoli e del Sud?
“I ricordi sono zavorre e poi per ricordare avrei dovuto un attimo dimenticare e come faccio a dimenticarmi di me?”.
Qual è la percezione della reputazione di Napoli nel tuo ambiente di lavoro?
“Alcune volte pessima, altre volte lucida e positiva. Dipende molto da quale napoletano si approccia ad altre realtà. Purtroppo ce ne sono ancora tanti che “fanno” i napoletani: falsamente sorridenti, canticchianti e furbetti. Interpretano il ruolo peggiore che abbiano mai scritto per un napoletano. Essere napoletani è altra cosa oggi. Io ho il rispetto e la stima di tutti fuori Napoli, faccio il professionista col valore aggiunto di essere nato a Napoli. Quest’anno sono stato al Festival del Cinema di Roma con due film “I Milionari” di Alessandro Piva e “Tre Tocchi” di Marco Risi, avrei potuto fare il napoletano che fischiettava sul red carpet per due fotografie in più, non l’ho fatto”.
Attualmente qual è l’opera più simbolica di Napoli e del Sud?
“A livello culturale? Tutto il sistema della gestione e dell’organizzazione teatrale in Campania e a Napoli. Un mostro a varie teste che divora soldi pubblici e che ha abbondantemente superato limiti materiali e di pensiero”.
Qual è l’autore più rappresentativo di Napoli e del Sud?
“Per ora resta Massimo Troisi. L’unico che abbia saputo mostrare le due facce di Napoli, quella tragica e quella comica, dosandole perfettamente per un risultato unico in cui l’una stempera nell’altra”.
Domenico Rea parlò di due Napoli che vivono fianco a fianco ma separate (la borghesia e i lazzari) e senza diventare popolo: ti sembra una chiave di lettura ancora attuale?
“Nel mio libro Napoli da sotto a sopra parlo di “Napoli Bene “ e “Napoli Male”, forse è la stessa cosa, anche se la borghesia è diventata più potente e i lazzari più criminali”.
Raffaele La Capria parla di ferita insanabile aperta nel 1799: i lazzari presero i borghesi illuminati nelle loro case e li trucidarono sulla piazza completando l’opera del Cardinale Ruffo. Questa ferita ancora sanguina o è una enfatizzazione letteraria?
“Purtroppo gli “intellettuali”, i “borghesi illuminati”, parlano sempre troppo tardi. Anche in quest’epoca, perchè gli intellettuali fanno parte del Sistema, poi accade che il popolo gli incendi le case manovrato, per fame, da qualcuno e allora vorrebbero parlare. Troppo tardi. State nel Sistema, morite se viene capovolto il Sistema. Purtroppo accade troppo poco spesso”.
Cosa faresti se fossi il sindaco di Napoli?
“Non dico cosa farei perché qualcuno mi fregherebbe il programma e direbbe che è suo, certamente andrei a Teatro a vedere i Fratelli Gallo e a marzo vedrei la fiction “Sotto Copertura” su RAI 1 con Gianfranco Gallo tra gli interpreti”.
L’ Artista per antonomasia.La sua Geniale creatività,l’acutezza d’intelletto e la raffinata sensibilità riconciliano l’uomo con le più alte forme dell’Arte, nell’assoluta perfezione.
Grande!